CONSIGLIO
COMUNALE DEL 20 MARZO 2017.
INTERVENTO
SULL’ADOZIONE VARIANTE AL PRG RIGUARDANTE LA COLLINA DEL BURCHIO
“Il
Comune, nell’approvare la variante, ha del tutto omesso di
considerare il gravissimo negativo impatto sul delicato equilibrio
del territorio”: queste sono le parole con le quali il Consiglio di
Stato, lo scorso aprile, ha posto fine alla “questione Burchio”.
Evidentemente
voi ve ne fregate dell’autorità giudiziaria e perseverate con
protervia.
Nella
proposta di delibera avete addirittura l’arroganza di sostenere le
ragioni della Coneroblu, affermando che “nelle
valutazioni del Consiglio di Stato avvenute nella precedente fase non
sono stati considerati aspetti tecnici sostanziali ed oggettivi
legati alla valutazione della sostenibilità ambientale della
variante stessa”.
In
sostanza, sostenete
che i giudici hanno avuto torto nel dare ragione al Comune,
l’Istituzione che voi rappresentate.
E’
allucinante!
Non
si è mai sentito di una parte che, dopo aver vinto la causa, dice al
giudice che si è sbagliato.
Queste
affermazioni sono lesive della posizione giuridica del Comune nel
giudizio di revocazione ancora pendente con la Coneroblu.
State
avallando le tesi della controparte e contestualmente gli state
concedendo la variante richiesta senza neppure esservi premurati di
definire il contenzioso.
Scrivete
testualmente: “l’adozione della variante automaticamente
vanificherà qualsivoglia ipotesi di pretesa risarcitoria
eventualmente avanzata dalla società proponente, compreso la
rinuncia al pagamento del marciapiede e delle opere connesse già
realizzate che passeranno di proprietà del Comune”.
Primo:
dov’è l’atto di rinuncia al risarcimento del danno da parte
della Coneroblu?
Secondo:
perché torniamo a parlare di risarcimenti che non sono dovuti, in
quanto la Coneroblu, su invito del Consiglio di Stato, ha prodotto
giustificativi di spesa per poco più di duemila euro?
Perché
dovremmo pagare un marciapiede non collaudabile e costruito in parte
su terreni di proprietà privata?
Non
è forse denaro pubblico quello di cui state disponendo
impropriamente?
Tale
circostanza getta un’ombra sulle finalità perseguite dalla
variante.
É
vero che l’avvocato Sannino di Roma, incaricato dal Comune di
fornire assistenza giudiziaria, ha dichiarato che è possibile
esaminare la variante ancorché sia ancora pendente il giudizio di
revocazione, ma appare del tutto illogico e contrario al
perseguimento dell’interresse collettivo assentire alle istanze del
privato senza aver prima definito il contenzioso, quanto meno con
procedure ufficiali e alla luce del sole.
Un
tale comportamento è a nostro avviso inopportuno
e soprattutto sconveniente
sotto ogni punto di vista.
Dobbiamo
inoltre fare un pesante rilievo sulla procedura di variante che state
adottando.
Come
tutti ricorderanno, nel dicembre 2013, assieme alla variante vera e
propria venne approvato un accordo procedimentale nel quale la
Coneroblu assumeva precisi impegni in favore del Comune (tra cui il
famoso marciapiede).
Oggi
vi apprestate a concedere la variante senza alcuna contropartita da
parte dei proponenti, quindi non solo lasciate appesa sulla testa dei
portorecanatesi la spada di Damocle del giudizio, ma in più regalate
la variante senza chiedere oneri in cambio.
Dovete
proprio voler bene a questi soggetti per essere così magnanimi.
Vi
state fidando ciecamente di una società che ha un capitale sociale
versato di soli 2.500,00 euro e che, per le fideiussioni, ricorre
alle ditte cui subappalta anziché impegnarsi in prima persona.
Ci
dica allora signor Sindaco di chi sono i soldi investiti e da dove
esattamente arriveranno.
Da
lei ci aspettiamo la tanto decantata trasparenza che la sua vice ci
ha sempre negato.
Ci
dimostri di essere veramente il primo cittadino.
A
questo punto, chiediamo formalmente al responsabile del servizio, il
geometra Daniele Re, che ha reso parere favorevole in ordine alla
legittimità della proposta, ovvero al Sindaco in sua vece, se e in
che misura si è tenuto conto del disposto di cui all’art. 16 comma
4 lettera d) ter del testo unico in materia di edilizia. (D.p.R.
380/2001). Esso dispone che il vantaggio offerto al privato che
beneficia della variante sia monetizzato in sede di determinazione
degli oneri di urbanizzazione, e questo presuppone una preliminare e
specifica delibera di consiglio.
Altra
questione: ci state rappresentando la variante bis come una forma
ridotta del precedente progetto, quasi fosse una gentile concessione
della Coneroblu e compagnia.
Dovreste
invece spiegare bene ai portorecanatesi che la riduzione è
conseguenza diretta dell’aggiornamento del nuovo Piano di Assetto
Idrogeologico adottato dall’Autorità di Bacino regionale
nell’agosto 2016.
In
cosa consiste la modifica?
In
sostanza nell’incremento del perimetro e nell’aggravamento
dell’indice di rischio da medio ad elevato delle frane mappate su
quella porzione di territorio.
Esiste
soltanto una frana segnalata in tutto il comune di Porto Recanati:
voi ci farete costruire sopra, voi da oggi ve ne assumete tutte le
responsabilità.
Ancora
una volta non siamo di fronte ad un ravvedimento, ad una presa di
coscienza delle criticità insite in quei terreni e consacrate dal
Consiglio di Stato: congelate 31.000,00 metri cubi solo
perché non potete fare diversamente.
State
frazionando artificiosamente l’intervento andando contro ogni
criterio di sana e razionale pianificazione urbanistica.
Lo
state facendo solo per aggirare
in maniera spudorata i vincoli idrogeologici,
della serie “intanto partiamo, poi col tempo cercheremo di
smantellare quant’altro ci ostacola”.
Ancora
una volta: perché tutta questa fretta? Perché vi adeguate ai tempi
del privato piuttosto che attendere, come sarebbe più saggio, la
definizione del progetto di variante al P.A.I.?
Ancora
una volta forzate
inspiegabilmente i tempi,
come avete fatto per la realizzazione del marciapiede quando, invece
di attendere l’approvazione definitiva della variante, avete
preferito anticipare il tutto perché incombeva la campagna
elettorale.
Non
solo, Coneroblu e compagnia, accettando il rischio della conferma
delle prescrizioni fortemente limitanti del P.A.I., dimostrano che
il
progetto, inteso nella sua interezza in realtà non esiste.
Per
capirci: chi inizierebbe a costruirsi una casa a metà, sperando che
domani sparisca la frana che grava sull’altra metà casa e sul
giardino?
Questo
sospetto noi di Uniti per Porto Recanati lo abbiamo sempre avuto, fin
da quando abbiamo scoperto che già nel 2007 l’architetto Biagioli,
quale tecnico di fiducia di Arturo Maresca, aveva presentato un
progetto sulle stesse aree .
Esso
prevedeva solamente ville, e non avrebbe mai potuto superare i
vincoli dei piani territoriali provinciali e regionali: da qui,
probabilmente, l’idea del resort.
Anche
nel 2007 la signora Rita Karmaliuk aveva un ruolo nell’operazione,
la stessa signora Karmaliuk che in quegli anni a Manilva, in Spagna,
per conto di alcune società, sviluppava su un’area di proprietà
di circa 90 ettari una progettazione di un hotel 5 stelle e più di
1200 unità abitative.
Quando
stavano per essere avviati i lavori, avendo avuto sentore negli
ambienti finanziari di una imminente crisi, vendeva tutto ad
un’importante società di investimenti immobiliari spagnola.
In
pratica veniva messa in atto una mega
operazione finanziaria, non certo urbanistica.
Tornando
a Porto Recanati, in dieci anni siamo passati dalle ville al mega
resort al mini resort. Ci sorge il sospetto che l’obiettivo
era ed è soltanto realizzare una gigantesca speculazione e farlo
proprio su quella collina.
Abbiate
la decenza di smetterla di farci credere che l’operazione
urbanistica abbia a che fare con la riqualificazione dell’offerta
turistica, dato che il luogo non è minimamente appetibile da quel
punto di vista.
Smettetevela
di magnificare i vantaggi che avremo.
Sventrerete
34 ettari di collina - il 2% per cento del territorio cittadino
- e in cambio offrite ai portorecanatesi la promessa di splendidi
parchi urbani.
Andiamo
a vedere quelli che ci avevate promesso anni fa per indoraci la
pillola di altre mega speculazioni: dov’e’ il parco urbano delle
Torri di avvistamento, dov’e’ il parco urbano della Peep 3, e in
che condizioni versa quello di Montarice della lottizazione
Bartoloni?
Non
siamo contrari allo sviluppo, siete voi che da anni spacciate per
tale la pratica di cementificare a macchia di leopardo privilegiando
le istanze e gli interessi dei privati rispetto ai veri bisogni
della città.
Sono
anni che abbindolate i portorecanatesi con progetti faraonici che
puntualmente disattendete e riproponete alla successiva occasione.
Stavolta
siete sicuri: dove non sono riusciti i fallimenti della Rozzi S.p.a.
e Zeus S.r.l. riusciranno senz’altro la Coneroblu e compagnia,…
tutt’al più ce la rivenderete al prossimo giro.
Pur
volendo credere alle vostre favole, non venite a raccontarci che gli
oneri di urbanizzazione versati in fase di realizzazione
costituiranno un vantaggio per la cittadinanza. Avete fatto bene i
conti di quanto costerà alla città portare i servizi essenziali
fino a quella collina?
Dichiarate
di essere consapevoli che l’intero sistema fognario della zona è
quasi inesistente e dovrà necessariamente essere realizzato per
sostenere l’ulteriore carico.
Alla
fine cosa rimarrà nelle casse del Comune?
Leggiamo
articoli di stampa che magnificano il progetto Burchio e riferiscono
di valutazioni in termini di occupazione e benefici economici.
Venerdì
sera, in sede di commissione, le abbiamo chiesto signor Sindaco di
avere una copia del business plan e lei, candidamente, ci ha risposto
che
non esiste alcun piano economico
e che i valori circolati sono frutto di un calcolo approssimativo
fatto dalla stessa amministrazione.
La
cosa ci lascia a dir poco basiti.
Spiegate
bene ai cittadini che la variante determina solo una modifica della
destinazione delle aree, che passeranno da agricole a insediamento
turistico.
Nei
limiti di quanto previsto dal Piano Regolatore, Coneroblu e compagnia
potranno fare ciò che vogliono senza vincoli.
Approvata
la variante il Comune non avrà più alcuna voce in capitolo.
E
per finire, con la serie “la storia non insegna nulla” vogliamo
ricordarvi che anche l’architetto Sperimenti sosteneva che l’Hotel
House avrebbe portato sviluppo turismo ed occupazione: a
cinquant’anni di distanza ne paghiamo ancora i costi sociali.
In
considerazione delle valutazioni sin qui esposte, formuliamo
formale diffida
con la quale intimiamo all’Amministrazione comunale di non
procedere all’adozione della variante prima che:
-
sia definito il contenzioso pendente;
-
siano definiti i criteri di cui all’articolo del Testo Unico in
materia edilizia sopra citato (D.p.R. 380/2011);
-
sia definita la procedura di variante al P.A.I.
Decidere
diversamente potrebbe determinare a nostro avviso un grave
pregiudizio per Porto Recanati e i suoi cittadini.
In
conclusione, chiediamo che il presente intervento e annessa diffida
vengano allegati alla delibera.
brava LOREDANA complimenti!
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