Prima il parere positivo del 2 novembre della commissione consiliare istituita e poi, durante la seduta a palazzo Volpini, il sindaco Rosalba Ubaldi annuncia di aver trasmesso a Roma la richiesta di far diventare “città” il paese di Porto Recanati. L’iter procedurale, infatti, fa si che i luoghi con “tradizione, storia e bellezze naturali” possano ambire al titolo e Porto Recanati ci prova in parte con questi requisiti ma anche per l’importanza e “i meriti turistici” come spiega la Ubaldi. Consiglieri tutti pieni di orgoglio, ma anche qui le polemiche dell’opposizione non mancano. “Sono certa che, con l’orgoglio con cui chiediamo di avere questo titolo, seppur per poca storia cittadina dopo l’autonomia (119 anni da Recanati, 120 il prossimo anno)” dice il sindaco Ubaldi “la storia attuale non manca ma anche coi trascorsi romani di Potentia tutti siano d’accordo su questa richiesta”.
Scintille anche sul piano delle varianti legate al centro per la grande distribuzione nella zona sud della città, a Santa Maria in Potenza. Upp, infatti, sposa la tesi dell’osservazione di un cittadino, residente poco distante dal bivio Regina e ex consigliere provinciale di Rifondazione, Massimo Montali, che parla di area a rischio esondazione. Per il sindaco l’urbanizzazione, in questo caso, è sinonimo di “monitoraggio della zona e risoluzione del problema” mentre per Riccetti “non è certo la soluzione di un problema e l’osservazione poteva, almeno in parte, essere accolta”. Nulla di fatto: ora la pratica passa in Provincia e il centro commerciale, costituito da area per distribuzione alimentare e qualche negozio, va avanti.
Ultimo atto, la soppressione dei mercatini di Natale attualmente in corso da venti anni per una riorganizzazione mirata.
Per tutto questo periodo i mercati natalizi sono stati di mutande e calzini quando da regolamento avrebbero dovuto essere solo di tipologia merceologica a tema, ovvero luci e altri accessori come merletti o altro” spiega l’assessore al Commercio Roberto Sampaolo “e non capisco come sia potuto succedere, forse nessuno ha controllato. Da oggi saranno invece costituiti da commercianti con soli articoli natalizi, la scadenza delle domande sarà il 30 novembre, ci sarà diritto di prelazione per i commercianti attuali e il Comune avrà facoltà di decidere comunque per il buon svolgimento della manifestazione”. Il consigliere, però, oltre ad attaccare velatamente il suo predecessore uscito dalla maggioranza, l’ex assessore Alessandro Rovazzani, colpisce anche “i suoi compagni di viaggio” come li definisce Riccetti. Rovazzani, infatti, aveva notato l’inghippo e stava provvedendo ma non ne ha avuto il tempo materiale: un anno di amministrazione è passato in fretta, poi la sua dipartita dalla maggioranza. “Avevo evidenziato il problema nel dicembre 2009 ma non c’era più tempo, poi eravamo pronti a correggerci nell’anno successivo ma non se n’è fatto nulla” dice l’ex assessore al Commercio “L’anomalia che rimane è comunque il diritto di prelazione per chi ora si esclude dal mercato. Mi auguro che, nonostante costose, il mercato sia di casette di legno e con una durata di tutta la settimana: creerebbe più atmosfera natalizia”. L’attacco, però, è di Riccetti di Upp. “Accadono cose straordinarie in questo paese visto che un mercato di mutande e calzini era camuffato da mercatino di natale per 20 anni, ovvero chi più e chi meno, tutti dell’attuale amministrazione. Forse” prosegue il capogruppo di Upp “non hanno controllato neppure il suo predecessore Cecconi e altri. L’anomalia che invece io vedo è la tempistica come sempre troppo stretta e la deroga sulle scelte demandato comunque al Comune”.
L'articolo di stefano rappresenta un ottimo quadro dei lavori dell'ultimo consiglio comunale.lo fa con obbiettività e oggettività.riportando con correttezza le ragioni della maggioranza e quelle dell'opposizione e mai, tranne in casi eccezionali, .
RispondiEliminaPorto Recanati, la politica, le istituzioni, avrebbero bisogno di questo: un informazione dettagliata e comunque una informazione e di una partecipazione significativa dei propri cittadini.
Il consiglio discute e decide sui destini della "città" e mai, quasi mai vede l'interesse dei cittadini.
Ma ciò non è casuale; si vuole che sia così in modo da decidere nel "chiuso del palazzo".
Su questo piano occorre invertire la tendenza, favorendo il dialogo, il confronto anche aspro quando è necessario, la partecipazione attiva dei cittadini. Solo così potremmo riformare la politica e innovarla nei metodi e nei contenuti.