Cari amici,
il libro che vorremmo proporvi oggi ci tocca davvero da vicino.
"Babel Hotel", il libro curato da Ramona Parenzan (bresciana, laureata in Filosofia e laureanda al corso di specialistica in Sociologia della multiculturalità all'Università di Urbino), risponde a una domanda: Che cosa accade ogni giorno all’interno di un gigantesco condominio composto da 480 appartamenti e abitato, in estate, da tremila persone con lingue, culture e provenienze differenti? Come si intrecciano - e a volte si scontrano - le esistenze e i sogni degli inquilini di questo strano ma realissimo luogo con quelle degli abitanti della limitrofa cittadina di mare marchigiana?
Si tratta infatti, come afferma l'editore, di una “presa di parola” collettiva sul tema delle città plurali e delle diverse forme di marginalizzazione sociale causate anche dal sentimento di paura legato alla venuta dei nuovi intrusi: i migranti. Soprattutto, però, "Babel Hotel" è una potente metafora, una tensione verso il futuro: qualcosa “a venire” che potrebbe con il tempo superare il margine narrativo per trasformarsi in un progetto creativo, sociale e politico più ampio.
Questo libro ci aiuta a vedere un po’ più in là.
A capire, direbbe il grande Jacob Riis, "come vive l’altra metà"
(dall'introduzione di Gian Antonio Stella).
INFINITO EDIZIONI
BABEL HOTEL Vite migranti nel condominio più controverso d'Italia
di RAMONA PARENZAN
Introduzione di GIAN ANTONIO STELLA
Formato cm. 15x21, CONTIENE CD CON BRANI E AUDIORACCONTI
Pagine: 192
Prezzo: euro 17.00
Noi dell'ARGANO siamo rimasti molto incuriositi e abbiamo deciso di interpellare direttamente la creatrice di questo bel progetto: Ramona Parenzan.
Ramona Parenzan, come ha conosciuto Porto Recanati?
Mi sono recata per la prima volta a Porto Recanati e quindi all'Hotel House grazie all'indicazione di una possibile tesi in Sociologia della multiculturalità (il mio relatore è il professor Cristiano Maria Bellei) a Urbino...
Cosa fa nella vita, Ramona?
Da anni sono operatrice interculturale e quindi avere la possibilità di intervistare per motivi di studio gli abitanti, migranti e non, dell'Hotel House, mi sembrava particolarmente interessante. La cosa che subito mi ha colpito, all'inizio della mia ricerca, è stata la disponibilità delle famiglie che abitano il grande palazzone a farsi intervistare: mi facevano entrare nelle loro case, spesso li intervistavo mentre mangiavo il cous cous preparato da loro come segno di ospitalità, oppure mi offrivano un caffè al bar... tutto ciò contrastava con l'opinione dei portorecanatesi che, alla parola «Hotel House», arricciavano il naso e mi sconsigliavano vivamente di recarmici, giudicandolo un posto «pericoloso» e anche per certi versi «sconveniente».
Come è continuata, la cosa, e come è nato il progetto di “Babel Hotel”?
Ho continuato a recarmi a Porto Recanati tutte le estati successive, non solo per fare le interviste sull'Hotel House ma anche, lo ammetto, per godermi una bellissima vacanza estiva (amo Porto Recanati, il suo centro, il suo lungomare, la cortesia sobria e mai eccessiva dei ristoratori e la loro magnifica arte nel preparare il pesce...). A un certo punto mi sono accorta che le interviste che avevo tra le mani erano davvero originali, ricche di vita, esperienze, progetti migratori differenti, emozioni, paure, sogni e così mi è sembrata una buona idea coinvolgere amici scrittori, poeti e musicisti, ma anche operatori interculturali e mediatori linguistici e culturali in un progetto di scrittura creativa ma anche in un progetto insieme sociale, politico e interculturale. Così ai vari amici scrittori e musici ho mandato le interviste e loro ispirati da esse, pur nella maggioranza dei casi non essendosi mai recati lì, hanno composto canzoni, poesie e racconti ispirati alle vite migranti (e non) degli abitanti dell'Hotel House che avevo intervistato. Nel giro di due anni ho raccolto ben 28 tra poesie, canzoni e racconti, ho trovato un editore coraggioso disposto a pubblicarli, et voilà, è nato BABEL HOTEL.
Il progetto «Babel Hotel» finisce qui o continua?
Ora Babel Hotel è in cammino, per trasformarsi piano in attività laboratoriali nelle scuole, per essere utilizzato nei corsi di formazione sui temi dell'intercultura, per essere letto e messo in dialettica all'interno di dibattiti, non solo a Porto Recanati, poichè le realtà BABELICHE oggi sono ovunque. Mi auguro davvero tanto che a Porto Recanati (e non solo lì) si cominci finalmente a capire che è tossico e nocivo creare capri espiatori per salvare una supposta comunità innocente, macchiata dai vizi dei nuovi arrivati visti come intrusi, come indesiderati... Mi piacerebbe pensare che le vite «migratorie» dei nuovi cittadini di Porto Recanati possano essere un buon viatico per chi decide di aprire i propri orizzionti per allargare lo sguardo, uno sguardo finalmete aperto alla nuova mondialità. Mi piacerebbe pensare che i racconti vengano letti a scuola, coinvolgendo migranti come portavoce, coinvolgendo artisti del luogo di varia provenienza per insegnare ai nuovi cittadini di domani che l'interculturalità è una scommessa vincente e non un rischio, nè tantomeno un pericolo.
Cos’è quindi, per lei, la migrazione?
Mi piacerebbe pensare che prima o poi si possa smettere di ragionare della migrazione intendendola solo come rischio, problema, insicurezza sociale, ma anche come opportunità, possibilità di allargare il proprio immaginario, di conoscere nuove forme artistiche e nuovi modi di essere al mondo…
Quando verrà a trovarci di nuovo a Porto Recanati?
Verrò a Natale, magari ci incontriamo…
Ramona Parenzan è laureata in Filosofia e laureanda al corso di specialistica in Sociologia della multiculturalità a Urbino. Da anni formatrice e operatrice interculturale, tra le sue pubblicazioni annovera: TI RACCONTO IL MIO PAESE: ALBANIA (con Valbona Jakova), Vannini, 2002; TI RACCONTO IL MIO PAESE: SERBIA E MONTENEGRO (con Nada Strugar), Vannini, 2005; DONNE, CACCIATORI E PERFIDI IMBROGLIONI. I PERSONAGGI DELLA SAGGEZZA POPOLARE ALBANESE, Sinnos, 2006; INTRUSI. VUOTO COMUNITARIO E NUOVI CITTADINI, Ombre Corte, 2009.
Oni volta che si tratta l'argomento immigrazione o Hotel House, si usano toni idilliaci come in questo caso o i toni drammatici della cronaca, del razzismo e delle marce per la legalità. Come al solito credo che la verità sia nel mezzo. A Porto Recanati l'immigrazione è un grosso problema visti i numeri, ma far finta di non vederla o cercare di arginarla "abbattendo" l'Hotel House è stupido. Sarebbe come pensare di arginare una alluvione con tre sacchi di sabbia. Purtroppo ci sono le stesse comunità di stranieri che spesso non si integrano e le istituzioni come la scuola che non sono all'altezza di questa situazione di forte contaminazione di altre culture.L'immigrazione senza controllo, senza la possibilità di offrire un lavoro decente, non può non creare diffidenza e problemi. Magari qualche foto in meno sui giornali locali davanti all'hotel house e un supporto ad iniziative di integrazione (sport ad esempio) ai giovani e ai bambini che sono quelli che un domani dovranno decidere se spacciare droga, fare i teppisti o sentirsi italiano.
RispondiEliminaA proposito troviamo il libro in tutte le librerie o c'è qualche altro canale?
Gent. Ramona complimenti per la volontà di descrivere una realtà come quella del palazzo in questione;Hotel House.
RispondiEliminaUna domanda mi permetta vorrei farla pure io:sa quanto costa quel palazzo alla comunità portorecanatese in termini di denaro ogni anno? Fondi comunali,provinciali,regionali,nazionali e europei? sa quanto costa alla città in termini di visibilità negativa? sa quanto costa a livello di sicurezza mercato abusivo droga prostituzione? non lo sa? allora si informi poi ritorni e mi spieghi perché tutto questo deve essere tolto a noi che tutto questo non l'abbiamo chiesto.Vede, questo non è razzismo ma solo rabbia che aumenta giorno dopo giorno.Sa lei che le fabbriche della zona non assumono più italiani perché chi non lo è lavora sotto prezzo? perché nei mesi che non c'è lavoro ritornano a casa per due tre mesi? Sa che proporzione c'è nell'assegnazione delle case popolari in paese;80% contro 20%.
libro da divulgare nelle scuole!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaCaro anonimo,ha ragione:l'Hotel House costa parecchio al Comune di Porto Recanati in termini di denaro dei fondi ricevuti,di visibilità,di senso di sicurezza. Ma il denaro può essere investito in maniera molto più produttiva,vantaggiosa anche per la città;l'immagine può cambiare,cambiando prospettiva,aggiungendo elementi positivi.Non tutto il lavoro svolto dai migranti è tolto direttamente agli italiani,molti lavorano in nero o sono sfruttati e non possono reagire.Anche per loro,qualora recriminassero diritti,c'è il licenziamento. Quindi stia sicuro,caro anonimo,che la loro situazione non è migliore della nostra. Vogliamo poi parlare della sicurezza dello stabile? Della falda acquifera sotto l'edificio dalla quali viene presa l'acqua per i residenti? e della possibilità di un cedimento del terreno? Vogliamo parlare della sicurezza all'House,delle famiglie tranquille che vivono lì con bambini e che ad essi vorrebbero dare un futuro dignitoso? Se qualcosa deve cambiare non potrà mai essere determinata dall'eliminazione e abbattimento dell'edificio,ma da una sua trasformazione.
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