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mercoledì 4 gennaio 2017

QUESTO BLOG, I COMMENTI E LE SENTENZE DELLA CASSAZIONE

Da due giorni a questa parte, sto eliminando 9 commenti su 10. Più o meno. Lo faccio per tutelarmi (e per tutelarvi).

Il 2/1/2017 è stata resa nota questa sentenza della Cassazione.  E in parole povere, in questa sentenza è stato sdoganato il concetto (secondo me molto pericoloso) che i gestori dei blog e dei siti sono automaticamente corresponsabili degli eventuali commenti ritenuti diffamatori postati dai lettori.

Cade anche la tesi dell'anonimato. O meglio, non è che risolverei imponendo la firma sui commenti (cosa peraltro impossibile visto la rete per sua concezione è anonima fino a quando la polizia postale non individua il tuo indirizzo IP) visto che la sentenza è riferita a un commento firmato.

E' anche vero che la Cassazione con questo pronunciamento va contro le tesi che sembrava (almeno così avevo capito) avere esposto in precedenza (vedi questa sentenza).

Come potete ben capire il limite tra un concetto che si può ritenere diffamatorio e uno che non si può definire diffamatorio è molto labile e assolutamente soggettivo.

Per cui da ora in poi si procede così: io scrivo e rispondo di quello che scrivo. Voi, se ne avete voglia commentate. Anche da anonimi. Se riuscite a postare un commento che non contenga parole o concetti manco lontani parenti di una ipotetica diffamazione, io sdogano il vostro commento. Altrimenti lo cestino.

Sto valutando l'ipotesi di spostarmi su Facebook e chiudere il blog. Per cui se volete continuare a leggere quello che scrivo magari è meglio se mettete il "mi piace" alla pagina Facebook Argano. Sempre che non lo abbiate già fatto.
Magari in una prima fase posterò i contenuti sia su Facebook che sul Blog. Poi vedremo.

Non so come faranno da ora in poi blog che non hanno 250 visite al giorno come questo,  ma ne hanno 5/6 mila o 250 mila come quello di Beppe Grillo. Dovranno mettere, penso, in azione schiere di addetti che vaglino commento per commento decidendo quale pubblicare.

E' una sentenza che farà storia. Ma non ne parla praticamente nessuno. Non ne ho sentito cenno in TV.

Se avete voglia di dire la vostra permane la possibilità di farlo. Basta postare commenti non diffamatori. Fermo restando che poi quello che fa un primo vaglio se un commento è diffamatorio o meno sarà chi vi scrive.

E sarà un giudizio spietato.




23 commenti:

  1. Non è forse questa un "bavaglio" al diritto di parola?
    Il non poter dire "non sono d'accordo " ora rischia una diffamazione?
    È questo che intendono fare con questa sentenza?

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    1. In un certo senso si. Se un blogger dovesse essere querelato 4 volte in un mese da 4 diversi attori della vita pubblica che ritengono i contenuti di quanto postato diffamatori (ma magari non lo sono affatto) come minimo gli passa la voglia. E a quel punto diventa un diario personale senza possibilità di interagire.

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    2. Beh, querelare non significa avere AUTOMATICAMENTE ragione. C'è un percorso giudiziario che può anche ritenere la querela infondata e non dare corso al procedimento cioè al processo. Stiamo attenti a non alimentare una cultura giuridica da... salotto!

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    3. Vero, ma intanto ti devi mettere un avvocato. Che non lavora gratis. E devi passare almeno un pomeriggio nella Caserma dei Carabinieri.
      Insomma: non sono cose piacevoli.....

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    4. Se è così, la libertà d'informazione (articolo 21 Costituzione) ha già preso una bella botta. Però bisogna scegliere: vivere con le regole o preferire il "faccio come mi pare"?

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    5. Libertà di informazione ... al massimo qui si parla di libertà di commentare ...

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  2. Non diamo la colpa però alla temporanea soluzione!
    La colpa ricade su alcuni siti o blog che da anni hanno riempito il web con fango e merda, di falsità studiate per i webeti o gli Utonti che con i loro " Like" fanno guadagnare soldi ai suddetti.
    L'argano fortunatamente non è tra questi ma purtroppo ne subisce le conseguenze.

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  3. Ho approfondito la materia. Molti siti che si occupano di materia tecnico giuridica non riescono a spiegarsi la differenza tra le due sentenze che ho postato (2011-2017) che esprimono contenuti giuridici assolutamente antitetici. Cosï come non si spiegano come la Cassazione possa essersi espressa in modo assolutamente difforme da quanto disposto dalla Corte Europea con una sentenza del 2016 (che ribadiva che i gestori dei siti non possono ritenersi responsabili dei commenti dei lettori). Secondo molti giuristi per avere un orientamento stabile sulla materia bisognerà attendere che la Cassazione si pronunci in materia di diffamazione altre volte. Ma nell'attesa è innegabile che questa sentenza costituisce un mattone che non si può mettere da parte.

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  4. Certamente contribuisce ai pronunciamenti altalenanti della Cassazione il fatto se il Blog possa ritenersi parificabile ad una testata di un giornale, con le ovvie conseguenze di responsabilità oggettiva e "culpa in vigilando".
    La materia è in continua evoluzione, come in continua evoluzione è il concetto di diffamazione.
    Comunque il sistema di controllo preventivo adottato dall'Argano accresce il rischio di responsabilità proprio perché si è dotato di un "filtro" come quello che usa un direttore responsabile di una testata giornalistica.
    Quindi se qualcosa sfugge al filtro potrebbe essere ravvisata colpa.
    Quindi bene ha fatto a "stringere le maglie" della rete perché anche io al suo posto avrei fatto lo stesso.
    Non parlerei di censura né di attentato alla libertà di stampa o di espressione perché tra questi diritti con c'è quello di diffamare o ingiuriare.
    Condivido quanto dice Quirino Falaschini e cioè che tutto nasce anche dal fatto che in certi siti se vedono di cotte e di crude e quando c'è un giro di vite ne fanno le spese le persone corrette.
    Come al solito è la mancanza di una disciplina unitaria che rende il tutto molto aleatorio e poco definito.
    Ma una legge in materia la vedo molto lontana ed improbabile.
    Il mercato del web non sopporta le regole scritte.

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  5. La differenza di pareri da parte della Corte di Cassazione è un elemento distintivo del sistema giuridico che, per queste materie, tiene conto della naturale evoluzione sociale. Un blog è un "nuovo" strumento di comunicazione che non esisteva quando venne varata la legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Di questo bisogna farsene una ragione. Lo stesso presto toccherà ai cosidetti "social network" (vedi il caso di Tiziana Cantone). "La questione è seria, come si vede e non ci possono essere deroghe in nome di una "libertà di parola" che è un concetto vuoto e inesistente.

    P.S. - Non sono mai stato per le omologazioni. Pertanto non frequento Facebook, Twitter e altri strumenti del genere che personalmente trovo inutili. Per cui, anche se non vi potrò più seguire, in bocca al lupo per il vostro lavoro.
    Un'ultima considerazione: la sentenza della Cassazione scaturisce daun procedimento giudiziario avviato da qualcuno. Non è, come qualcuno potrebbe credere, una iniziativa originale della Suprema Corte.

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    1. Ovvio. Nel caso in questione sono stati pubblicati commenti molto pesanti lesivi di terzi soggetti. Che hanno poi querelato. Commenti, sia chiaro, che io non avrei mai e poi mai lasciato oltrepassare le maglie della moderazione. Ma rimane la estrema soggettività del reato di diffamazione. Quello che per me potrebbe essere lecito esprimere, per un giudice potrebbe essere ritenuto diffamatorio. E magari per un altro giudice no....

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    2. Condivido, ma c'è il pericolo dell'autocensura. Ad esempio un "ingegnere" potrebbe ritenere diffamatorio qualificarlo come geometra... Insomma, fare informazione richiede equilibrio. Spararle grosse non è mai produttivo.

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  6. Il Partito Dominante crede di imbavagliare il dissenso, e la rete è da censurare ed ostacolare fin dove possibile

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    1. Caro 11.33 non è il tuo ossessivo Partito Dominante ad imbavagliare il dissenso , ma anche vari capi di stato tra cui un certo Trump anche con l'aiuto della merda nel web ha vinto le elezioni.Ovviamente tu preferisci la merda nel web( e ce ne e'tanta) piuttosto che la verità perché alcuni ignoranti pigri con te preferiscono mangiare merda piuttosto che verità

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    2. Colpito nel segno?perché ti agiti così tanto?sei uno di loro anche se non sbagli le "h"?

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    3. Non sono uno di loro.Ce l'ho solo con chi ha ossessioni di ogni genere e con chi deve mettere per forza un'etichetta a qualcosa o qualcuno pur di capirci qualcosa ( un po' come quando il cane fa la pipì per marcare il territorio)

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    4. Perchè la corte di cassazione fa parte del PD ??? E da quando mio caro anonimo ?

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  7. Puntuale è arrivata la minaccia di morte a renzi,lo vogliamo chiudere il web?

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  8. Mah ... non capisco davvero cosa deve essere il web , o più che altro la giustizia , personalmente una posizione simile a quella della corte di cassazione è a dir poco folle , che uno debba essere responsabile per i commenti di un'altro ...

    Capisco magari un filtro a turpiloquio, plateali offese o dichiarazioni palesemente false, sarebbe anche accettabile che su richiesta dell'offeso un post debba essere cancellato entro X giorni, ma che ci si debba assumere la responsabilità per cose scritte da altri ... Ma anche come nel recente fatto che uno scrive un commento su FB che sotto casa stanno sparando e poi la mattina si trova i carabinieri a bussargli alla porta ... Qualcosa in tutto questo non va.

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    1. C'è una legge in Italia, che punisce la diffamazione a mezzo stampa, concepita proprio per punire chi attraverso un mezzo d'informazione (giornali, radio, televisione, manifesti ecc.) offende chicchessia. La responsabilità del reato viene posta a carico tanto dell'autore, tanto del direttore del mezzo d'informazione, tanto che la legge prevede che questi abbiano appunto un "direttore responsabile", il cui ruolo è proprio quello di controllare ciò che si pubblica. Ora, a parte che inviterei a leggere la sentenza della Cassazione opportunamente pubblicata da ARgano, c'è da chiedersi: il blog è un mezzo d'informazione oppure no? Il fatto che sia uno spazio aperto al pubblico, lo rende simile a un giornale, a un manifesto, a una trasmissione televisiva?

      P.S. - Nel giudizio sarei meno... cinematografico. Non ci sono carabinieri che al mattino all'alba bussano alla porta del "diffamatore". Piuttosto c'è qualcuno che legge un commento e ritiene che lo stesso sia per lui diffamatorio. A quel punto presenta una querela e poi la legge fa il suo corso, nei tempi previsti (che visto lo stato degli uffici giudiziari non sono mai stretti). I carabinieri poi convoocano in caserma il presunto diffamatore, per alcuni adempimenti necessari, come l'elezione di domicilio e la nomina dell'avvocato difensore. La Stasi era altra cosa!

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    2. Ho scritto a Bruno Saetta. Che è uno dei massimi esperti di diritto applicato alla rete. Gli ho detto che dopo questa sentenza della Cassazione, paradossalmente, sarebbe meglio non moderare i commenti. Perché non moderandoli la responsabilità di un eventuale reato di diffamazione sarebbe tutta in capo a chi quel dato commento lo posta.
      Mi ha risposto che la moderazione dei commenti mi pone nella oggettiva situazione di essere corresponsabile degli stesse. Mentre se non li moderassi "potrei" essere coinvolto in un eventuale procedimento giudiziario qualora il giudice dovesse ravvedere nel mio comportamento una mancata vigilanza.
      Pertanto ho trovato conferma su quello che ho già scritto su Facebook. La moderazione dei commenti non conviene. Vai incontro al reato certo di concorso in diffamazione aggravata. Mentre se non moderi puoi attaccarti alla tesa difensiva del "non sapevo", "non ne avevo contezza", "non me ne ero accorto". E magari uscirne come persona esclusa dai fatti.
      Ridicolo.

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  9. Caro Feliciotti la tua posizione sul web in generale è molto superficiale e dettata da una ignoranza sugli istituti giuridici fondamentali, uno tra questi è proprio quello della responsabilità oggettiva tipica di chi ha responsabilità di gestione e di vigilanza sull'operato degli altri.
    Il direttore responsabile di un giornale risponde dell'operato colposo dei suoi dipendenti giornalisti, ad esempio.
    Esiste un dovere di vigilanza e controllo al quale chi ha responsabilità di gestione non può sottrarsi.
    Il web in genere significa poco o niente, ma un blog, un forum dove si consente ad ognuno di esprimere opinioni e pensieri è un'altra cosa.
    Chi gestisce ed è proprietario di questi siti ha il compito ed il dovere di vigilare affinché non si commettano atti che possono ledere gli altri?
    Esiste solo il diritto di esprimere le opinioni, qualunque esse siano, anche quelle offensive e diffamatorie, e non esiste il diritto di chi non deve essere ingiuriato,offeso, calunniato?
    Hai mai sentito parlare di cyberbullismo per fare un'altro esempio?
    Qualcuno ha il dovere di prevenire certe condotte che possono avere conseguenze anche molto gravi?
    Questo è il punto, non dico che la sentenza della Cassazione in oggetto sia giusta, dico che il problema viene affrontato dalla Corte investita del fatto e che non si possono più tollerare certe condotte.

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