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giovedì 5 settembre 2013

L'INELEGGIBILE

Oggi facciamo una piccola deroga alla nostra linea e parliamo un po' di politica nazionale:

Piercamillo Davigo, noto PM del pool Mani Pulite di Milano, ci ha riferito, in un suo libro, che alcuni anni fa un noto magistrato italiano si recò in visita presso un penitenziario federale del North Carolina.

E incontrando il direttore del penitenziario, gli chiese come fosse composta la popolazione carceraria del suo istituto. Il direttore gli rispose: “Metà dei carcerati stanno scontando pene relative a reati di droga o rapine. L’altra metà sono colletti bianchi, accusati per lo più del reato di evasione fiscale” Il nostro magistrato chiese come fosse possibile che così tanti colletti bianchi potessero affollare il carcere. La risposta del direttore fu lapidaria. Gli disse: “hanno mentito al popolo degli Stati Uniti d’America!!!”.

Se partiamo da questo fatto, vero e, per noi, sconvolgente, riusciamo forse a capire la differenza tra un paese serio e la nostra repubblica delle banane. Già, perché mentre nei paesi seri gli evasori marciscono in carcere per aver sottratto risorse al pubblico, da noi un evasore incallito, ex Presidente del Consiglio, è al centro dell’attenzione per la sua ineleggibilità alla Camera Alta del nostro Parlamento. Il parlamento della Repubblica delle Banane, appunto.

Tre gradi di giudizio e una sentenza passata in giudicato, infatti, non sono stati sufficienti per far sì che il noto evasore si ritirasse mestamente dalla vita pubblica. Dedicando il suo tempo in affidamento ai servizi sociali per espiare la sua pena. No, da noi, dove è tutto è digeribile, ci si spinge sempre un palmo oltre il lecito e il sopportabile. Sono settimane che illustri giuristi si stanno scannando sulla costituzionalità della legge Severino (la legge che impedisce a coloro che hanno subito una condanna definitiva superiore a 2 anni di candidarsi a qualsiasi carica pubblica). E ai suoi principi retroattivi o meno. Come se un reato che, in America, avrebbe comportato una decina d'anni di detenzione, possa essere oggetto, nel nostro meraviglioso paese dei tarocchi, di un dibattito inerente l’applicazione di una norma.

Silvio Berlusconi è ineleggibile perché condannato. Per un reato gravissimo. Nonostante il suo stuolo di avvocati. Nonostante le mille leggi ad personam. Nonostante i suoi prìncipi del foro abbiano fatto di tutto per far scivolare il procedimento giudiziario verso l’ennesima prescrizione. E se tre collegi giudicanti hanno stabilito e provato la sua colpevolezza dichiarandolo ufficialmente evasore fiscale, sarebbe auspicabile che quell'onanismo spinto mirante ad aprire un dibattito sulla sua eleggibilità o meno fosse semplicemente sostituito da un senso civico di sdegno e disapprovazione. Un sussulto di moralità di un paese che sta prendendo la via della deriva morale. Dove ai tecno-giuristi che inondano le prime pagine dei giornali con editoriali scritti pro o contro l’eleggibilità del grande evasore, si sostituisse uno stuolo di cittadini nauseati da tanto squallore che ci riempissero, per una volta, di sana e civile normalità.

1 commento:

  1. Purtroppo la coerenza e la moralità non fa parte del popolo Italiano,non ci scandalizziamo per il Berlusconi,in fondo i nostri politici sono lo specchio del popolo che li elegge.

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