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mercoledì 22 marzo 2017

CONSIGLIO COMUNALE: L'INTERVENTO DI LOREDANA ZOPPI (UPP)

CONSIGLIO COMUNALE DEL 20 MARZO 2017.
INTERVENTO SULL’ADOZIONE VARIANTE AL PRG RIGUARDANTE LA COLLINA DEL BURCHIO

Il Comune, nell’approvare la variante, ha del tutto omesso di considerare il gravissimo negativo impatto sul delicato equilibrio del territorio”: queste sono le parole con le quali il Consiglio di Stato, lo scorso aprile, ha posto fine alla “questione Burchio”.
Evidentemente voi ve ne fregate dell’autorità giudiziaria e perseverate con protervia.
Nella proposta di delibera avete addirittura l’arroganza di sostenere le ragioni della Coneroblu, affermando che “nelle valutazioni del Consiglio di Stato avvenute nella precedente fase non sono stati considerati aspetti tecnici sostanziali ed oggettivi legati alla valutazione della sostenibilità ambientale della variante stessa”.

In sostanza, sostenete che i giudici hanno avuto torto nel dare ragione al Comune, l’Istituzione che voi rappresentate.
E’ allucinante! Non si è mai sentito di una parte che, dopo aver vinto la causa, dice al giudice che si è sbagliato.

Queste affermazioni sono lesive della posizione giuridica del Comune nel giudizio di revocazione ancora pendente con la Coneroblu.
State avallando le tesi della controparte e contestualmente gli state concedendo la variante richiesta senza neppure esservi premurati di definire il contenzioso.
Scrivete testualmente: “l’adozione della variante automaticamente vanificherà qualsivoglia ipotesi di pretesa risarcitoria eventualmente avanzata dalla società proponente, compreso la rinuncia al pagamento del marciapiede e delle opere connesse già realizzate che passeranno di proprietà del Comune”.

Primo: dov’è l’atto di rinuncia al risarcimento del danno da parte della Coneroblu?
Secondo: perché torniamo a parlare di risarcimenti che non sono dovuti, in quanto la Coneroblu, su invito del Consiglio di Stato, ha prodotto giustificativi di spesa per poco più di duemila euro?
Perché dovremmo pagare un marciapiede non collaudabile e costruito in parte su terreni di proprietà privata?
Non è forse denaro pubblico quello di cui state disponendo impropriamente?
Tale circostanza getta un’ombra sulle finalità perseguite dalla variante.

É vero che l’avvocato Sannino di Roma, incaricato dal Comune di fornire assistenza giudiziaria, ha dichiarato che è possibile esaminare la variante ancorché sia ancora pendente il giudizio di revocazione, ma appare del tutto illogico e contrario al perseguimento dell’interresse collettivo assentire alle istanze del privato senza aver prima definito il contenzioso, quanto meno con procedure ufficiali e alla luce del sole.

Un tale comportamento è a nostro avviso inopportuno e soprattutto sconveniente sotto ogni punto di vista.

Dobbiamo inoltre fare un pesante rilievo sulla procedura di variante che state adottando.
Come tutti ricorderanno, nel dicembre 2013, assieme alla variante vera e propria venne approvato un accordo procedimentale nel quale la Coneroblu assumeva precisi impegni in favore del Comune (tra cui il famoso marciapiede).

Oggi vi apprestate a concedere la variante senza alcuna contropartita da parte dei proponenti, quindi non solo lasciate appesa sulla testa dei portorecanatesi la spada di Damocle del giudizio, ma in più regalate la variante senza chiedere oneri in cambio.

Dovete proprio voler bene a questi soggetti per essere così magnanimi.
Vi state fidando ciecamente di una società che ha un capitale sociale versato di soli 2.500,00 euro e che, per le fideiussioni, ricorre alle ditte cui subappalta anziché impegnarsi in prima persona.
Ci dica allora signor Sindaco di chi sono i soldi investiti e da dove esattamente arriveranno.
Da lei ci aspettiamo la tanto decantata trasparenza che la sua vice ci ha sempre negato.
Ci dimostri di essere veramente il primo cittadino.

A questo punto, chiediamo formalmente al responsabile del servizio, il geometra Daniele Re, che ha reso parere favorevole in ordine alla legittimità della proposta, ovvero al Sindaco in sua vece, se e in che misura si è tenuto conto del disposto di cui all’art. 16 comma 4 lettera d) ter del testo unico in materia di edilizia. (D.p.R. 380/2001). Esso dispone che il vantaggio offerto al privato che beneficia della variante sia monetizzato in sede di determinazione degli oneri di urbanizzazione, e questo presuppone una preliminare e specifica delibera di consiglio.

Altra questione: ci state rappresentando la variante bis come una forma ridotta del precedente progetto, quasi fosse una gentile concessione della Coneroblu e compagnia.
Dovreste invece spiegare bene ai portorecanatesi che la riduzione è conseguenza diretta dell’aggiornamento del nuovo Piano di Assetto Idrogeologico adottato dall’Autorità di Bacino regionale nell’agosto 2016.
In cosa consiste la modifica?
In sostanza nell’incremento del perimetro e nell’aggravamento dell’indice di rischio da medio ad elevato delle frane mappate su quella porzione di territorio.
Esiste soltanto una frana segnalata in tutto il comune di Porto Recanati: voi ci farete costruire sopra, voi da oggi ve ne assumete tutte le responsabilità.

Ancora una volta non siamo di fronte ad un ravvedimento, ad una presa di coscienza delle criticità insite in quei terreni e consacrate dal Consiglio di Stato: congelate 31.000,00 metri cubi solo perché non potete fare diversamente.

State frazionando artificiosamente l’intervento andando contro ogni criterio di sana e razionale pianificazione urbanistica.
Lo state facendo solo per aggirare in maniera spudorata i vincoli idrogeologici, della serie “intanto partiamo, poi col tempo cercheremo di smantellare quant’altro ci ostacola”.

Ancora una volta: perché tutta questa fretta? Perché vi adeguate ai tempi del privato piuttosto che attendere, come sarebbe più saggio, la definizione del progetto di variante al P.A.I.?

Ancora una volta forzate inspiegabilmente i tempi, come avete fatto per la realizzazione del marciapiede quando, invece di attendere l’approvazione definitiva della variante, avete preferito anticipare il tutto perché incombeva la campagna elettorale.

Non solo, Coneroblu e compagnia, accettando il rischio della conferma delle prescrizioni fortemente limitanti del P.A.I., dimostrano che il progetto, inteso nella sua interezza in realtà non esiste.
Per capirci: chi inizierebbe a costruirsi una casa a metà, sperando che domani sparisca la frana che grava sull’altra metà casa e sul giardino?

Questo sospetto noi di Uniti per Porto Recanati lo abbiamo sempre avuto, fin da quando abbiamo scoperto che già nel 2007 l’architetto Biagioli, quale tecnico di fiducia di Arturo Maresca, aveva presentato un progetto sulle stesse aree .

Esso prevedeva solamente ville, e non avrebbe mai potuto superare i vincoli dei piani territoriali provinciali e regionali: da qui, probabilmente, l’idea del resort.

Anche nel 2007 la signora Rita Karmaliuk aveva un ruolo nell’operazione, la stessa signora Karmaliuk che in quegli anni a Manilva, in Spagna, per conto di alcune società, sviluppava su un’area di proprietà di circa 90 ettari una progettazione di un hotel 5 stelle e più di 1200 unità abitative.

Quando stavano per essere avviati i lavori, avendo avuto sentore negli ambienti finanziari di una imminente crisi, vendeva tutto ad un’importante società di investimenti immobiliari spagnola.
In pratica veniva messa in atto una mega operazione finanziaria, non certo urbanistica.

Tornando a Porto Recanati, in dieci anni siamo passati dalle ville al mega resort al mini resort. Ci sorge il sospetto che l’obiettivo era ed è soltanto realizzare una gigantesca speculazione e farlo proprio su quella collina.

Abbiate la decenza di smetterla di farci credere che l’operazione urbanistica abbia a che fare con la riqualificazione dell’offerta turistica, dato che il luogo non è minimamente appetibile da quel punto di vista.
Smettetevela di magnificare i vantaggi che avremo.
Sventrerete 34 ettari di collina - il 2% per cento del territorio cittadino - e in cambio offrite ai portorecanatesi la promessa di splendidi parchi urbani.

Andiamo a vedere quelli che ci avevate promesso anni fa per indoraci la pillola di altre mega speculazioni: dov’e’ il parco urbano delle Torri di avvistamento, dov’e’ il parco urbano della Peep 3, e in che condizioni versa quello di Montarice della lottizazione Bartoloni?

Non siamo contrari allo sviluppo, siete voi che da anni spacciate per tale la pratica di cementificare a macchia di leopardo privilegiando le istanze e gli interessi dei privati rispetto ai veri bisogni della città.

Sono anni che abbindolate i portorecanatesi con progetti faraonici che puntualmente disattendete e riproponete alla successiva occasione.

Stavolta siete sicuri: dove non sono riusciti i fallimenti della Rozzi S.p.a. e Zeus S.r.l. riusciranno senz’altro la Coneroblu e compagnia,… tutt’al più ce la rivenderete al prossimo giro.

Pur volendo credere alle vostre favole, non venite a raccontarci che gli oneri di urbanizzazione versati in fase di realizzazione costituiranno un vantaggio per la cittadinanza. Avete fatto bene i conti di quanto costerà alla città portare i servizi essenziali fino a quella collina?
Dichiarate di essere consapevoli che l’intero sistema fognario della zona è quasi inesistente e dovrà necessariamente essere realizzato per sostenere l’ulteriore carico.
Alla fine cosa rimarrà nelle casse del Comune?

Leggiamo articoli di stampa che magnificano il progetto Burchio e riferiscono di valutazioni in termini di occupazione e benefici economici.
Venerdì sera, in sede di commissione, le abbiamo chiesto signor Sindaco di avere una copia del business plan e lei, candidamente, ci ha risposto che non esiste alcun piano economico e che i valori circolati sono frutto di un calcolo approssimativo fatto dalla stessa amministrazione.
La cosa ci lascia a dir poco basiti.
Spiegate bene ai cittadini che la variante determina solo una modifica della destinazione delle aree, che passeranno da agricole a insediamento turistico.
Nei limiti di quanto previsto dal Piano Regolatore, Coneroblu e compagnia potranno fare ciò che vogliono senza vincoli.
Approvata la variante il Comune non avrà più alcuna voce in capitolo.

E per finire, con la serie “la storia non insegna nulla” vogliamo ricordarvi che anche l’architetto Sperimenti sosteneva che l’Hotel House avrebbe portato sviluppo turismo ed occupazione: a cinquant’anni di distanza ne paghiamo ancora i costi sociali.

In considerazione delle valutazioni sin qui esposte, formuliamo formale diffida con la quale intimiamo all’Amministrazione comunale di non procedere all’adozione della variante prima che:
- sia definito il contenzioso pendente;
- siano definiti i criteri di cui all’articolo del Testo Unico in materia edilizia sopra citato (D.p.R. 380/2011);
- sia definita la procedura di variante al P.A.I.

Decidere diversamente potrebbe determinare a nostro avviso un grave pregiudizio per Porto Recanati e i suoi cittadini.

In conclusione, chiediamo che il presente intervento e annessa diffida vengano allegati alla delibera.


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