Ce lo stiamo chiedendo, leggendo in questi giorni i quotidiani locali.
Legalità è impedire ai "vu cumprà" di stendere i propri tappetini di merce contraffatta invadendo il nostro lungomare. Legalità è, all’occorrenza, e in ottemperanza a quanto previsto dalle norme in vigore, multare con duecento euro la signora che si compra la borsa contraffatta per esibire poi nella cena di gala il classico marchio. Legalità è impedire che la nostra cittadina sia mensilmente macchiata da episodi gravi che riguardano il mondo delle tossicodipendenze e dello spaccio in generale di droga o affini.
Legalità è controllo delle residenze, degli immigrati irregolari, dei clandestini che non hanno diritto a soggiornare nel nostro paese.
Ma è tutto qui? Ne siamo veramente sicuri?
O legalità significa anche altro?
Legalità può non significare che ogni cittadino in rispetto all’art. 53 della Costituzione “sia tenuto a concorrere alle spese pubbliche in ragione della sua capacità contributiva”? E soprattutto, nel rispetto di questa regola, siamo sicuri che la “capacità contributiva” certificata da alcuni settori produttivi della società portorecanatese sia lealmente dichiarata?
Qualche dubbio in proposito ci sorge.
E allora, visto che noi dell’ARGANO siamo amanti della legalità a 360 gradi, vorremmo vedere un pari impegno da parte della Guardia di Finanza nel combattere l’evasione fiscale che, siamo certi, interessi anche settori produttivi di Porto Recanati. E ci piacerebbe leggere poi nei quotidiani locali che tale impegno venga paritariamente pubblicizzato con tanto di diffusione di dati sul sommerso scoperto. Cosa che, ve ne sarete ampiamente accorti, sugli organi di stampa non vediamo mai…
Legalità, insomma, è combattere il commercio abusivo da una parte e il commercio "senza scontrino" dall’altra. Così come è combattere una ormai insita mentalità che non ci porta neppure a scandalizzarci allorché il noto professionista, che ci ha appena rilasciato una qualificata prestazione, ci chiede se vogliamo la fattura.
Fattura che, sia chiaro, non la vogliamo noi per un sadico gusto.
La vuole la legge.
E se c'incazziamo quando vediamo il "vu cumprà" che non scappa neanche più di fronte alla Polizia municipale che gli intima di andarsene, è forse ora passata che iniziamo ad adirarci allorché ci troviamo di fronte a chi, trovando qualsiasi escamotage, riesce sempre a farla franca davanti al fisco e ci condanna a pagare anche per lui .
Apriamo un dibattito. Fateci sapere cosa ne pensate voi.
tutto perfetto non fanno una piega le considerazioni da voi sviluppate PERO' aggiungerei, altrimenti sembra che siete troppo di parte, altri "settori" che secondo il vostro ragionamento non sono proprio legali tipo....:
RispondiElimina- coloro che percepiscono indennità a sostegno del reddito (malattia-disoccupazione-invalidità) a cui invece non spetta
- dipendenti statali con il doppio lavoro
- dipendenti statali che sul posto di lavoro tutto fanno meno che lavorare o peggio ancora timbrano il cartellino e vanno a fare la spesa oppure che adoperano materiale pubblico per interessi personali oppure che spendono soldi pubblici per fare le loro cose
- professori e insegnanti che fanno lezioni private e non dichiarano il compenso percepito
- atleti di sport anche dilettantistici che percepisco parecchi soldi e li fanno passare come rimborsi spese
- categorie come per esempio giornalisti o militari che percepiscono indennità di trasferta ma che gonfiano le ricevute per incassare di più rispetto alla effettiva spesa sostenuta
- persone che affittano la seconda casa senza dichiarare nulla
le sanno tutti queste cose e ne potrei elencare tante altre mi fermo ma questo cari amici è l'italia ed allora non prendiamocela sempre (o meglio non prendetevela sempre e solo) con i lavoratori autonomi il marcio sta dapertutto.....purtroppo.... e se non si capisce questo non risolveremo mai niente.......
La tesi sostenuta dall'anonimo è sacrosanta. Ma forse sarebbe anche il caso di stabilire delle priorità. Tutto ciò che è elencato è vero e deprecabile. Ma rimane il fatto che l'autonomo che non dichiara non dichiara il suo primo lavoro e la sua prima entrata. Il professore che dà ripetizioni in nero, si presume abbia un reddito già dichiarato alla fonte.
RispondiEliminaInsomma, l'autonomo non contribuisce per nulla alle casse dell'erario. Il professore si.
Che poi, nel pomeriggio, anch'egli evada facendo ripetizioni, è si condannabile. Ma, forse, con qualche attenuante rispetto all'autonomo.......
complimenti che bella tesi!!!!!!! ma che ragionamenti sono????????' non ci sono giustificazioni nè per l'uno nè per l'altro!!!!!!! e non ci sono attenuanti e nessuna differenza tra chi evade come primo lavoro e chi evade come secondo lavoro!!!!!!!! bell'esempio che diamo se vosse giusto quello che hai scritto!!!!
RispondiEliminaInfatti caro anonimo (a proposito, ma non ce l'hai un nome ???) ho scritto che anche l'evasione del professore è DEPRECABILE. Ma, in termine di saldi, il professore essendo tassato alla fonte con il suo primo lavoro, contribuisce alle casse comuni. L'autonomo che dichiara reddito 0 no. Questo mi sembra incontestabile.
RispondiEliminasono un'altro antonio...quello che non sa postare bene....in italia il concetto legalita' e' cosi espresso....LEGALITA'= E' LEGALE TUTTO QUELLO CHE AIUTA IL NOSTRO ORTO A CRESCERE o se volete TUTTO QUELLO CHE PORTA ACQUA AL PROPRIO MULINO. ANTONIO
RispondiEliminasono l'altro antonio....e scrivo ad antonio...mi confermi che siamo in italia e siamo irrecuperabili....per metaforizzare...NE BIANCO ...NE NERO...MA QUELLA SFUMATURA DI GRIGIO....COMPLIMENTI!!!!!
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