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venerdì 2 settembre 2016

NOUS SOMMES AMATRICE

Dopo la due giorni del 25 e del 26 Agosto di raccolta dei beni per terremotati presso il plesso Diaz con relativa consegna tramite 3 camion alle zone terremotate dell'altro maceratese, l'operazione "Porto Recanati solidale" non si è arrestata. Così quando abbiamo preso atto che la raccolta era proseguita grazie al prezioso lavoro del gruppo della Croce Azzurra di Porto Recanati e dei ragazzi di Humana La Fenice di Numana, siamo stati contattati tramite la nostra Pro Loco (che ringraziamo) dal presidente della Pro Loco di Amatrice che ci ha rappresentato che nel campo tenda dove circa mille abitanti di quella cittadina gravemente colpita dal sisma  stanno momentaneamente (si spera) soggiornando, mancava del materiale (vestiario, scarpe, stendini). Immediatamente ci siamo organizzati con un altro camion che abbiamo provveduto a riempire del materiale richiesto. E stamane alle 10 siamo partiti alla volta di Amatrice.

Quando parti per un viaggio simile dentro di te hai sentimenti contrastanti. Da una parte sei smosso da una incredibile adrenalina che scatena in te un sano desiderio di essere utile. Dall'altra un timore di andare incontro a scenari disastrosi ti rattrista ancora prima di partire.
L'equipaggio che constatava di un camion e un furgoncino dove avevamo caricato i numerosi stendini che dopo l'appello di ieri ci sono pervenuti in mattinata, era composto da chi vi scrive, Massimo, Giampiero, Sandro e Dario.

Sulla strada, giunti nei pressi di Arquata del Tronto, le prime sconvolgenti immagini ci sono scorse davanti. Il cuore saliva in gola. I segni della distruzione erano già evidenti. E si susseguivano di pari passo ai molteplici campi tenda allestiti ai bordi della strada principale dalla Protezione Civile. In giro vedevamo  solo auto e mezzi  di organizzazioni statali: Vigili del Fuoco, Polizia Stradale, Guardia di Finanza, Protezione Civile, Corpo Forestale dello Stato, Esercito.
Giungiamo nella periferia di Amatrice. Il campo dove noi ci dovevamo recare era situato dall'altra parte della cittadina. Ma per raggiungerlo siamo stati costretti, come tutti gli altri mezzi, a un percorso molto impervio. Rendo la cosa con un esempio: fate finta che dovete andare, prendendo a riferimento la nostra cittadina, dalla zona della Pescheria, alla zona dove si trova la Caserma dei Carabinieri. E per fare questo siete obbligati a passare per Recanati. Ma con una strada spesso sterrata, con ponti pericolanti, passando in mezzo a frazioni letteralmente rase al suolo. 
La direttrice che avrebbe infatti consentito di coprire il percorso in due minuti d'auto non c'è più. Perchè è quella che attraversava il paese. Che è interamente crollato ed è stato reso impercorribile anche per motivi di sicurezza. 
Aggiungeteci poi che per fare il percorso descritto, avete bisogno del permesso della Centrale Operativa della Polizia Stradale, che ci è stato fornito dopo pochi minuti grazie all'intervento del mitico Carmine, il presidente della Pro Loco di Amatrice.

Dopo questo percorso sofferto dal punto di vista della viabilità e di un umore sempre più drammatico dovuto alle distruzioni che ci lasciavamo alle spalle, siamo riusciti ad arrivare dopo quasi tre ore di viaggio al Campo di Amatrice dove l'amico Carmine ci attendeva.
Ci hanno fatto entrare, con il camion abbiamo posteggiato vicino alla zona della mensa collettiva. Parte degli abitanti stavano consumando il loro pasto, così come il numerosissimo personale della Protezione Civile, dei Carabinieri e di altre Forze dell'Ordine.

Scarichiamo gli stendini. Le donne di Amatrice sono subito uscite dalla zona tende e ci sono venute incontro. Molte di loro avevano il loro bucato appeso alle  corde che puntellavano le varie tende in ossequio ad una soluzione tanto fantasiosa quanto poco pratica.. Un bene stupido come uno stendino, in quel contesto, diventava prezioso.
Successivamente abbiamo scaricato il camion con il vestiario e le scarpe. Anche in questo caso abbiamo assistito a situazioni che non ci aspettavamo. 

La televisione, i mass media, negli ultimi giorni ci hanno bombardato di notizie come "Non portate più vestiario ad Amatrice perchè siamo pieni". Non ci crederete, ma noi abbiamo visto signore che da una settimana indossavano lo stesso paio di ciabatte. E alla vista dei nostri cartoni contenenti calzature di varie taglie sono corse ad aprirli. Con la speranza di trovare un qualcosa che potesse soddisfare le loro esigenze.

Quando ti trovi di fronte a scene del genere il cuore ti ribolle, l'animo ti si scombussola. Quella gente, 10 giorni fa, conduceva una dignitosissima vita nelle proprie abitazioni. Ora erano lì. Alla ricerca di un paio di scarpe da indossare la sera, quando ad Amatrice cala il sole e il freddo punge.

Una signora, ad un certo punto, ha avvicinato uno dei nostri ragazzi. Lo ha abbracciato. E gli ha detto: "Bello mio, nun c'abbandonate". Quell'abbraccio che Dario ha ricambiato con trasporto, affetto e infinita commozione, era l'abbraccio di tutte quelle persone che a Porto Recanati e Numana, hanno dimostrato la loro solidarietà.

Amatrice è distrutta. E' rasa al suolo. La sua gente no. E' vitale. Parla di ricostruzione. Non ne vuol sapere assolutamente di lasciare quei luoghi. Ed è inutile che gli proponiate di spostarsi in alberghi, o come qualcuno a Porto Recanati aveva paventato, in strutture semi abbandonate. Perchè loro da lì, non vogliono muoversi. Loro sono quella terra. Appartengono a quei luoghi. E li vogliono far rivivere. Carmine, il loro presidente della Pro Loco che quest'anno doveva festeggiare la sua cinquantesima fiera dello spaghetto all'amatriciana consecutiva, ci ha detto che presto consegneranno i primi moduli per consentire l'apertura della scuola. E loro contano, perchè così gli hanno garantito, di avere strutture più solide e abitabili entro un mese.

Un viaggio del genere ti segna. Perchè è caratterizzato e intriso da straordinaria umanità. Perchè quando vedi quella gente, pensi che nel disastro del terremoto, ognuno ha perso un amico, un parente, una persona cara. E si porta un infinito dolore dentro che funge da macigno ulteriore in un contesto del genere.

Penso di poter parlare anche a  nome di Giampiero, Massimo, Dario, Sandro, Gianni, Michele, Giuseppe, Luigi e tutta Porto Recanati e Numana,   quando dico che oggi "Nous sommes Amatrice" - Siamo stati e siamo Amatrice. Per una solidarietà spontanea. Per la voglia di portare un minimo di conforto. Per un sorriso che ci è stato donato e che ha un valore unico e inestimabile. Quel sorriso ce lo siamo rubato. E portato via con noi come un bene prezioso.

Ci sono giornate che ti segnano un'esistenza. Oggi noi, a nome di tutta Porto Recanati e Numana che ha contribuito al raccolto dei beni, ne abbiamo vissuta una. Indelebile e unica.

Oltre ai miei straordinari compagni di viaggio, sento il dovere di ringraziare personalmente ed a nome di tutti i portorecanatesi, in special modo uno di loro: Massimo Orsetti. Ci ha portato con il suo camion dove una moto enduro avrebbe avuto qualche difficoltà a passare. Ed ha una generosità tale che non trovo parole per descriverla.

Grazie alla nostra Croce Azzurra che ha raccolto e confezionato i beni, grazie a Orietta e Pasquale, grazie agli straordinari ragazzi del Moto Club che hanno messo a disposizione i loro locali. Grazie a tutti, pure a quelli che mi sono colpevolmente dimenticato di nominare. 

 E siccome "Nous sommes Amatrice", noi Amatrice e quei luoghi non li abbandoneremo mai.







3 commenti:

  1. Una bella pagina di vita e solidarietà.

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  2. un segnale forte che la comunità di porto recanati ha bisogno ed è capace di ricompattarsi per ciò che è importante

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  3. a tabacco nu ie frega gnè dei madò rotti e dei calcinacci
    a lu ie piace i madò e le madunelle russe

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